La forza della Fede

Le notizie storiche su S. Sebastiano sono davvero poche, ma la diffusione del suo culto ha resistito ai millenni ed è tuttora molto vivo. Le fonti storiche come la "Depositio martyrum" risalente al 354 e il “Commento al salmo 118” di S. Ambrogio (340-397), lo ricorda al 20 gennaio.
Le poche notizie sono state poi ampliate e abbellite dalla successiva "Passio", scritta nel V secolo dal monaco Arnobio il Giovane.
San Sebastiano, secondo S. Ambrogio, era nato e cresciuto a Milano da padre di Narbona (Francia) e da madre milanese. Educato alla fede cristiana, si trasferì a Roma nel 270 e intraprese la carriera militare intorno al 283, diventando tribuno della prima coorte della guardia imperiale a Roma. Gli imperatori Massimiano e Diocleziano, non sospettando che fosse cristiano, lo stimarono per la sua lealtà e intelligenza.
Grazie alla sua funzione, poteva aiutare con discrezione i cristiani incarcerati, curare la sepoltura dei martiri e riuscire a convertire militari e nobili della corte. 
Secondo la tradizione, fu arrestato mentre seppelliva i santi martiri Claudio, Castorio, Sinforiano, Nicostrato, detti Quattro Coronati, sulla via Labicana. Venne condotto da Massimiano a Diocleziano, il quale era già infuriato per le voci secondo cui, nel palazzo imperiale, si annidavano i cristiani persino tra i pretoriani. Diocleziano apostrofò così il tribuno: “Io ti ho sempre tenuto fra i maggiorenti del mio palazzo e tu hai operato nell’ombra contro di me, ingiuriando gli dei”.

Sebastiano fu condannato al martirio. Fu trafitto dalle frecce scagliate dal manipolo di soldati da lui comandati in una zona del colle Palatino chiamato ‘campus’. Creduto morto dai soldati, fu lasciato in pasto agli animali selvatici. La nobile Irene andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura, ma si accorse che il tribuno non era morto e lo trasportò nella sua casa sul Palatino, dove curò le sue numerose ferite. Miracolosamente, Sebastiano riuscì a guarire; poi, nonostante il consiglio di fuggire da Roma, decise di proclamare di nuovo la sua fede davanti a Diocleziano e al suo associato Massimiano presso il tempio dedicato al dio Sole. Ascoltati i rimproveri di Sebastiano per la persecuzione contro i cristiani, innocenti delle accuse fatte loro, Diocleziano ordinò che questa volta fosse flagellato a morte. L’esecuzione avvenne nel 304 circa nel circo del Palatino. Il suo corpo fu poi gettato nella Cloaca Massima, affinché i cristiani non potessero recuperarlo.

Il martire apparve in sogno alla matrona Lucina, indicandole il luogo dov’era il cadavere e chiedendole di seppellirlo nel cimitero “ad Catacumbas” sulla via Appia. Fino a tutto il VI secolo d.C. i pellegrini che si recavano alla "memoria" dei SS. Pietro e Paolo visitavano anche  la tomba del martire, la cui figura era diventata molto popolare.
Nel 680 d.C. si attribuì alla sua intercessione la fine di una grave epidemia di peste a Roma. S. Sebastiano, quindi, venne eletto taumaturgo contro le epidemie e la basilica venne nominata “Sancti Sebastiani”.
Per la sua opera di assistenza ai cristiani fu proclamato da papa S. Caio “difensore della Chiesa”. Il santo è venerato il 20 gennaio ed è considerato il terzo patrono di Roma insieme ai due SS. Apostoli Pietro e Paolo.