Il Salvator Mundi, Gian Lorenzo Bernini, 1679
Il Salvator mundi

L'ultima Opera del Genio del Barocco

Il busto raffigurante il Salvatore fu intrapreso dal vecchio artista nel 1679 e lasciato alla sua morte (1680) in testamento alla regina Cristina di Svezia; quest’ultima lo lasciò a Papa Innocenzo XI Odescalchi, la cui famiglia ha conservato l’opera fino alla fine del Settecento, quando di essa si perdono le tracce. Gli studiosi hanno negli ultimi trent’anni cercato di ritrovare l’originale perduto di Bernini. Esso è stato una prima volta individuato (1972) nel busto oggi conservato nel Chrysler Museum di Norfolk (Virginia); in seguito (1999) è stato proposto come originale il busto della Cattedrale di Sées in Normandia (Francia). Anche se di qualità superiore alla versione del Chrysler Museum, sia il tipo di marmo usato che le caratteristiche stilistiche del Salvatore di Sées indicano un’autore di provenienza francese, che ha liberamente interpretato in chiave classica il modello creato da Bernini. Solo nel 2001, in occasione delle ricerche per la mostra su Papa Albani e le arti (Urbino-Roma), è stata segnalata la presenza di un busto del Salvatore nel convento adiacente alla Basilica di San Sebastiano fuori le Mura, fino ad allora rimasto sconosciuto agli studiosi. Questa ammirevole scultura presenta i caratteri stilistici barocchi propri della tarda produzione di Bernini, e corrisponde pienamente alle antiche descrizioni, sia nelle dimensioni (colossali: “mezza figura maggiore del naturale”) che nella materia del piedistallo, in diaspro di Sicilia, ed è pertanto da ritenere l’originale da tanto tempo cercato.
Quanto alla sua provenienza, anche se le notizie sulla Basilica di San Sebastiano dall’Ottocento ad oggi sono molto lacunose, è sicuro che prima del 1960 l’opera si trovava nella sagrestia della Cappella Albani e non nel convento. Una importante traccia su come vi possa essere arrivata è costituita da un inventario di Palazzo Albani a Roma del 1851 circa, che cita un busto del Salvatore che per dimensioni e materia sembra essere quello di Bernini. Le parentele strette tra le famiglie papali romane potrebbero spiegare il passaggio da Palazzo Odescalchi a Palazzo Albani.
In questo caso, sarebbero stati gli stessi eredi della famiglia Albani, estintasi nel 1852, a destinare la scultura alla sagrestia della cappella funeraria della famiglia in San Sebastiano fuori le Mura, dove è rimasta fino a quando è stata spostata all’interno del convento.

FRANCESCO PETRUCCI: IL RITROVATO BUSTO DEL SALVATORE DI GIAN LORENZO BERNINI (ESTRATTO DAL FASC. 124 bollettino d'Arte)